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Il vino Bardolino

Tra i più famosi vini italiani nel mondo.

di Marco Ghirello

L'area di produzione del vino Bardolino si estende nella parte veronese del Lago di Garda, un territorio creato dai ghiacciai che plasmarono il bacino gardesano e le circostanti colline moreniche.

Questa zona include 16 comuni: Affi, Bardolino, Bussolengo, Caprino Veronese, Castelnuovo del Garda, Cavaion Veronese, Costermano sul Garda, Garda, Lazise, Pastrengo, Peschiera del Garda, Rivoli Veronese, Sommacampagna, Sona, Torri del Benaco e Valeggio sul Mincio.

Le prime testimonianze di uso del vino nel territorio del Bardolino, risalgono addirittura all'età del bronzo, grazie ad alcuni ritrovamenti di semi appartenenti alla vitis silvestris presso gli antichi insediamenti palafitticoli di Cisano di Bardolino, Pacengo e Peschiera del Garda.

Di epoca romana sono invece gli oggetti ritrovati per svolgere riti religiosi e numerose anfore per la conservazione del vino. Si pensa che in questo periodo siano iniziate anche le prime coltivazioni della vite nella zona. Le prime testimonianze scritte della viticoltura nel Bardolino risalgono all'epoca altomedievale, periodo compreso tra il V secolo e l’anno mille. Alcuni scrittori del XV secolo, descrivendo la zona, parlano di vini dolci e naturali (Francesco Corna da Soncino) e di vini perfettissimi (Marin Sanudo).

Nel corso del XIX secolo, la produzione vinicola del Lago di Garda veronese inizia a essere chiamata esplicitamente con il nome di Bardolino mentre le prime analisi tecniche fatte sui vini locali risalgono al 1873, grazie al lavoro di Giovanni Del Sie.



Il Consorzio di tutela

Nel libro intitolato La Provincia di Verona ed i suoi vini, pubblicato nel 1900 ma basato su ricerche degli anni precedenti, Giovanni Battista Perez identifica tre zone nel territorio del Bardolino. Nel 1926 nasce il "Consorzio di difesa del vino tipico Bardolino". Prima della creazione della Doc il Bardolino era tra i vini italiani più falsificati. La storia moderna del vino Bardolino ha ufficialmente inizio il 28 maggio 1968, data di approvazione del decreto presidenziale che stabilisce la Doc Bardolino: la zona di produzione, coerente con l'area già individuata nel secolo precedente, comprende il territorio di 16 comuni della sponda veronese del Lago di Garda e del suo entroterra.

Il Consorzio di Tutela del Vino Bardolino Doc viene fondato nel 1969.

All'inizio del XXI secolo i vigneti del Bardolino sono quasi tutti rinnovati e le cantine nella zona di produzione sono circa un centinaio. Oltre a piccolissime realtà a gestione familiare, che vendono poche migliaia di bottiglie, ci sono alcune tra le più grandi case vinicole italiane.

La filiera produttiva è divisa in tre segmenti: le aziende agricole di dimensioni medio-piccole, le cooperative e i grandi imbottigliatori. Dal 2002 al 2005 il territorio del Bardolino è stato oggetto di un vasto progetto di zonazione viticola dal quale vengono successivamente riconosciute 66 diverse tipologie di terreni nell'area di produzione.


Le sottozone del Bardolino

Nel 2015 il Consorzio di tutela lancia il progetto Bardolino Village con l'obiettivo di definire le caratteristiche zonali dei vini, basandosi sulle aree già descritte da Giovanni Battista Perez alla fine dell'Ottocento e confermate dalla zonazione. Nel 2018 l'Assemblea dei Soci del Consorzio di tutela approva la proposta di inserimento delle tre sottozone La Rocca, Montebaldo e Sommacampagna nel disciplinare di produzione.

Storicamente, nella zona di produzione attuale del Bardolino erano note le caratteristiche organolettiche e qualitative dei vini di tre macro-zone specifiche, che però non furono indicate nel disciplinare di produzione approvato nel 1968, venendo ripristinate solo con la modifica adottata nel 2018.


I vitigni autoctoni

Il vitigno più importante del territorio del Bardolino è la Corvina Veronese. Il disciplinare del 2018 stabilisce che possa essere usata fino al 95% del totale dell'uvaggio, mentre il 5% restante è dedicato alla Rondinella, un altro vitigno autoctono veronese.

Possono contribuire alla produzione del Bardolino altri vitigni a bacca rossa coltivati localmente, tra cui il Corvinone, che può rimpiazzare la Corvina Veronese fino a un massimo del 20%.

Altro vitigno autoctono locale è la Molinara, che può partecipare alla produzione del Bardolino fino a un massimo del 15% del totale. La sua coltivazione è però oggi marginale del territorio veronese ed il suo impiego non è più obbligatorio nell'uvaggio (lo era nel disciplinare originario del 1968), ma solo opzionale.

La Corvina Veronese è il tipico vitigno autoctono della zona del Bardolino, dove viene sempre usata fresca, subito dopo la vendemmia, ma anche della Valpolicella, dove per tradizione si usa anche la tecnica dell'appassimento. Quest'uva offre una eccezionale capacità di adattamento ai diversi terreni delle colline moreniche della riva veronese del Lago di Garda e del suo entroterra, esprimendo al meglio le caratteristiche territoriali attraverso le componenti organolettiche fruttate e speziate, ma anche grazie alla freschezza e alla sapidità che riesce a dare ai vini che ne derivano. Il Corvinone è invece stato scambiato con la Corvina Veronese grossa fino al 1993, anno della sua iscrizione al Registro delle varietà.


Le regole del disciplinare

Con il disciplinare approvato dall'Assemblea dei Soci del Consorzio del Bardolino nel 2018, la quantità massima di uva consentita per la produzione dei vini "base" della doc Bardolino non può essere superiore a 120 quintali per ettaro di vigneto. Per i vini delle sottozone Montebaldo, La Rocca e Sommacampagna la quantità di uva per ettaro non può superare i 100 quintali. Inoltre, per i vini delle tre sottozone la messa in commercio può avvenire solo dal primo settembre dell'anno successivo alla vendemmia ed è totalmente vietata la pratica dell'arricchimento.

Per il Bardolino "base" il disciplinare definisce un colore rosso rubino inclinato a volte al cerasuolo e un sapore secco, sapido, armonico. Per i Bardolino delle sottozone Montebaldo, La Rocca e Sommacampagna è indicato che il colore deve essere rosso rubino luminoso e limpido, mentre il profumo è tipico di piccoli frutti freschi, spezie, con possibili sfumature erbacee e floreali e un sapore secco, fine, sapido e armonico.

Per l'uvaggio, la Corvina Veronese partecipa nella misura massima del 95% e minima del 35%, ma è consentita fino al 20% la presenza del Corvinone al posto di una pari percentuale di Corvina. La Rondinella è obbligatoria nella misura minima del 5% e massima del 40%. La Molinara, non più obbligatoria dal 2010, può partecipare fino al 15%. Possono essere usate anche altre uve rosse non aromatiche adatte alla coltivazione per la provincia di Verona, fino a un massimo del 20% del totale e con un limite massimo del 10% per ogni vitigno.


Caratteristiche organolettiche e abbinamenti

Nella sua versione base, il Bardolino ha un colore rosso rubino, è delicatamente fruttato, con aromi di ciliegia, marasca, fragola, lampone ed è molto piacevole da bere. Nei vini delle tre sottozone, maturati per almeno un anno e provenienti da vigneti con rese più basse per ettaro, i profumi del Bardolino diventano più eleganti: i colori rimangono chiari e si esalta la complessità del bouquet verso toni speziati di cannella, chiodo di garofano o pepe nero e verso note di fiori secchi e agrumi.

Il Bardolino è un tipo di vino che si abbina molto bene con i primi piatti a base di pasta, conditi sia con carne che pesce, ma anche con i risotti. Tra gli abbinamenti più interessanti ricordiamo quello con le zuppe di legumi e il pesce di lago come la tinca, le sarde e il lavarello.

Nelle tipologie provenienti dalle sottozone e caratterizzate da un maggiore affinamento, il vino Bardolino si sposa perfettamente con le carni bianche alla griglia, le carni al forno, le carni in umido oppure con il tradizionale bollito misto.



Il Chiaretto di Bardolino

Altro vino tipico molto amato è certamente il Chiaretto di Bardolino, il vino rosa della sponda orientale del Lago di Garda. In questa zona il vino rosa si chiama Chiaretto e il nome deriva dall'aggettivo latino clarum che significa chiaro.

Le origini del Chiaretto risalgono all'epoca imperiale romana, quando furono create le province della Gallia Cisalpina, che comprendeva il Lago di Garda e della Gallia Transalpina, che includeva la Provenza. In entrambe le province, i Romani diffusero la viticoltura attraverso il modello agricolo della villa rustica e l'introduzione degli antichi torchi da vino. L'uso del torchio non prevede un contatto prolungato tra il mosto e le bucce dell'uva (che contengono le sostanze coloranti), per cui i vini prodotti in epoca antica nelle due Gallie erano di colore rosa.

Il più antico documento locale che cita la parola Chiaretto legata al vino è l'edizione del Vocabolario della Crusca stampato a Verona nel 1806. In questo volume della lingua italiana si inserivano mille vocaboli raccolti nel territorio veronese e uno di questi era proprio la parola Chiaretto riferita al vino. Il Chiaretto di Bardolino ottenne il riconoscimento della DOC nel 1968 all'interno della denominazione di origine del Bardolino (il nome allora usato era Bardolino Chiaretto).


Il vino rosa del Lago di Garda

Con la vendemmia del 2014, i produttori di Chiaretto hanno avviato la Rosè Revolution, orientata a valorizzare il colore tenue delle uve autoctone locali e a evidenziare i profumi agrumati della Corvina Veronese.

Nella primavera del 2021, con la modifica del disciplinare di produzione, la denominazione ha assunto ufficialmente il nome Chiaretto di Bardolino, sottolineando ancora di più la forte identità territoriale del vino rosa veronese.

Prodotto sia nella versione ferma, sia, in piccolissimi quantitativi, in versione spumante (sia Charmat che metodo classico), il Chiaretto di Bardolino è leader nel settore del vino rosa italiano, con una produzione di circa 10 milioni di bottiglie all'anno. Viene venduto principalmente in Italia e Germania, ma anche in Francia, Olanda, paesi scandinavi, Stati Uniti, Canada e Giappone.

Il colore rosa pallido con riflessi aranciati del Chiaretto di Bardolino è causato dal contatto breve del mosto con la buccia dell'uva, dove si trovano gli antociani, cioè le sostanze coloranti naturali dell'uva. Le uve autoctone della zona, cioè la Corvina, la Rondinella e la Molinara, sono tutte molto scarse di antociani, per cui hanno una naturale tendenza alla produzione di vini di colore chiaro.

Il Chiaretto di Bardolino è un vino ideale per ogni occasione, come aperitivo oppure abbinato a piatti di pasta e alla pizza, ma anche ai formaggi, al pesce e alla cucina asiatica. Freschezza, sapidità e note agrumate sono le caratteristiche principali del Chiaretto di Bardolino.

Le sue fragranze variano dai fiori alle erbe aromatiche, dagli agrumi alle albicocche e ai frutti di bosco. Al palato, il Chiaretto di Bardolino è fresco e con caratteristiche note minerali saline, tipiche dei vini che provengono da vigne coltivate su suoli di origine morenica.

TIPOLOGIE DI VINO BARDOLINO
Bardolino (rosso)Bardolino DOC
Bardolino Classico DOC
Bardolino Novello DOC
Bardolino Novello classico DOC
Bardolino Superiore DOCG
Bardolino Classico Superiore DOCG
Chiaretto Di Bardolino (rosa)Chiaretto Di Bardolino spumante DOC
Chiaretto Di Bardolino DOC
Chiaretto Di Bardolino Classico DOC

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Degustazioni di vino Bardolino

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